Ora che i giochi sono fatti, si può procedere a un primo bilancio e dire in modo definitivo che anche questo secondo anno nella serie cadetta è stato un successo. Comunque la si voglia pensare, infatti, non c’è dubbio che il Catanzaro abbia toccato un altro traguardo storico: è stato la prima squadra che, venendo dal girone C della serie C, abbia centrato i play off per due anni di seguito dalla promozione in B. Certo, è stata una stagione difficile, di transizione complicata tra un prima chiaro e un poi ancora nebuloso e non sono mancati lunghi periodi di flessione, ma il risultato finale è indubbiamente lusinghiero e di sicuro superiore agli obiettivi ufficialmente dichiarati dalla società. Ci pensino quanti, dopo ogni sconfitta e persino talvolta dopo qualche pareggio, hanno chiesto la cacciata del tecnico o contestato le scelte della società, intonando geremiadi automatiche come spinti da una sorta di incontrollabile riflesso pavloviano.
A rendere ancor più grottesche queste lamentazioni funebri c’è il panorama calcistico complessivo in cui il Catanzaro svetta per risultati sportivi e oculatezza nella gestione societaria, mentre squadre blasonatissime affondano nelle sabbie mobili dei play out o addirittura precipitano nell’abisso della serie C (si pensi su tutte alla Sampdoria).
In questa situazione mi torna in mente il proverbio latino che già l’anno scorso di questi tempi mi era passato per la testa: «la virtù basta a se stessa come il premio più bello». Indubbiamente questo antico motto riflette bene le qualità di un Catanzaro che, ancora una volta, ha saputo regalare gioia e sogni ai suoi splendidi tifosi, quelli veri, che mai hanno abbandonato o criticato nei momenti difficili e che anzi hanno spinto con la loro fede appassionata la squadra a ottenere questi straordinari risultati.
A suggello di questa nuova grande annata, che permette ai cuori giallorossi di continuare a godersi uno spettacolo che, comunque vada, sarà stato l’ennesima fucina di sogni e allegria, mi pare adattissima una celebre affermazione di Albert Einstein: «Cerca di diventare non un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore». Quando diciamo che quest’uomo era un genio, non credo si debba pensare esclusivamente alle sue intuizioni scientifiche, ma anche alla sua saggezza umana: in tempi come quelli in cui viviamo, tanti faticano a comprendere il significato e quindi il valore di ciò che non produce risultati immediati, di tutto quello che non genera profitto concreto o che non permette di essere contato e quantificato. Tuttavia, come spiegava sempre Einstein, «non tutto quello che conta si può contare e non tutto quello che si può contare conta».
Ritengo che il Catanzaro dei Noto, che ha infiammato i suoi tifosi di una passione travolgente regalando una nuova era di splendore ai colori giallorossi, vada apprezzato e considerato esattamente nella prospettiva indicata dal grande fisico del Novecento. È di qui che passa un futuro luminoso, è così che si preparano le vere rivoluzioni, scientifiche o sportive che siano. Queste sono le vere cose che contano….